Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali

A proposito dell’ICCROM

L’ICCROM è un’organizzazione intergovernativa che lavora al servizio dei suoi Stati membri per promuovere la conservazione di tutte le forme di patrimonio culturale, in ogni regione del mondo. L’ICCROM è stata creata all’indomani della Seconda Guerra Mondiale in risposta alla diffusa distruzione e all’urgente necessità di ricostruire i beni culturali. L’ICCROM è nata ufficialmente a Roma il 1 ° marzo 1959, a seguito della IX sessione della Conferenza Generale dell’UNESCO tenutasi a Nuova Delhi, in India, nel 1956.
Grazie al sostegno del governo di Sharjah, l’ICCROM ha aperto il suo primo ufficio regionale nel 2014, che si occupa della pressante necessità di salvaguardare il patrimonio culturale dell’umanità in pericolo nella regione araba. Coloro che operano in prima linea nella conservazione del patrimonio, tra cui scienziati, conservatori, curatori museali, responsabili dei siti, archivisti, ricercatori e archeologi si affidano all’ICCROM per le sue iniziative a livello mondiale in settori quali la formazione in materia di conservazione, l’informazione, la ricerca, la cooperazione e la sensibilizzazione.

Ulteriori informazioni su ICCROM e le sue attività sono disponibili in diverse lingue (Inglese, Francese, Spagnolo, Italiano e Arabo) sul suo sito ufficiale: www.iccrom.org

Alejandro Alva Balderrama

Spinto fin da giovane da un forte interesse verso le tecniche di costruzione tradizionali, Alejandro Alva Balderrama (1945-2014) arrivò all’ICCROM nel 1978, come partecipante al Corso di Conservazione Architettonica (ARC), e ivi rimase, prima come collaboratore, poi come staff fino a divenire direttore dell’unità “Architettura e siti archeologici”, incarico che mantenne fino al 2005, anno del suo pensionamento.
Con lui, l’ICCROM ha dato vita, in collaborazione con diversi partner quali CRAterre o il Getty Conservation Institute, a programmi dedicati alla conservazione specifica di costruzioni realizzate in terra cruda (come GAIA, PAT, TERRA o ARIS, solo per citarne alcuni).
Queste attività, realizzate in diverse parti del mondo, dal Medio Oriente, fino all’Africa e al Sud America, contribuirono alla creazione, nel 1987, dell’ICOMOS International Scientific Committee for the Study and Conservation of Earthen Architecture, di cui Alva fu uno dei fondatori e di cui fu Presidente tra il 1990 e il 1996, e nel 1998 della Presidenza UNESCO su “Earthen Architecture, Construction Cultures and Sustainable Development”.
Ma l’eredità di Alva non si limita a questo: secondo lui infatti i progetti di conservazione dovevano necessariamente prevedere il coinvolgimento della comunità nella conservazione e nella gestione del patrimonio architettonico e archeologico. Per usare le sue stesse parole, “Per preservare la tradizione culturale della costruzione in terra […] era necessario sottolineare il rapporto tra tradizione e modernità come un modo per preservare l’architettura di terra come risorsa e “cultura costruttiva””.