Qhapaq Ñan
Il Grande Cammino delle Ande
Nella sezione archeologica si espone una selezione di opere del ricco patrimonio storico sudamericano del Museo Pigorini, provenienti dai sei paesi attraversati dal Qhapaq Ñan, l’antica e poderosa rete viaria che gli Inca pianificarono strutturalmente in tutta la sua complessità, incorporando i preesistenti tracciati e costruendone di nuovi, nell’immane sforzo fondativo e unificatore del vasto territorio del Tawantinsuyu, l’impero inca.
Gli oggetti sono, per la forma e l’iconografia, testimonianze tangibili degli innumerevoli scambi intercorsi tra le civiltà, da quelle pre-incaiche alla dinastia Inca del Cusco, che nel tempo hanno configurato il variegato panorama culturale delle Ande.
Alimentato da un’avvertita propensione al continuo spostamento da una zona all’altra – in risposta all’estrema diversità degli ecosistemi anche a brevissime distanze –, lo scambio di ogni sorta di beni e materie prime seguiva i percorsi lungo la costa del Pacifico e da lì, verso l’interno, nella Cordigliera fino alla Foresta Amazzonica. Piante (mais, coca, tuberi, cotone, peperoncino), lana di camelidi, legni, animali e uccelli tropicali, metalli, ceramiche, tessuti e soprattutto il bene pregiato per eccellenza, la conchiglia Spondylus, sono stati la vera spinta propulsiva allo sviluppo del Qhapaq Ñan.
Questa rete che collega valli e deserti, altipiani e pianure, montagne e foreste tropicali è stata percorsa per millenni solo a piedi, in profonda simbiosi rituale con il paesaggio circostante che qui, più che altrove, è stato forgiato dall’azione umana.
Donatella Saviola
Museo Preistorico Etnografico “L. Pigorini” – MuCiv
Curatrice della sezione archeologia della mostra “Qhapaq Ñan, Il grande cammino delle Ande”
Qhapaq Ñan
Il Grande Cammino delle Ande
Nella sezione archeologica si espone una selezione di opere del ricco patrimonio storico sudamericano del Museo Pigorini, provenienti dai sei paesi attraversati dal Qhapaq Ñan, l’antica e poderosa rete viaria che gli Inca pianificarono strutturalmente in tutta la sua complessità, incorporando i preesistenti tracciati e costruendone di nuovi, nell’immane sforzo fondativo e unificatore del vasto territorio del Tawantinsuyu, l’impero inca.
Gli oggetti sono, per la forma e l’iconografia, testimonianze tangibili degli innumerevoli scambi intercorsi tra le civiltà, da quelle pre-incaiche alla dinastia Inca del Cusco, che nel tempo hanno configurato il variegato panorama culturale delle Ande.
Alimentato da un’avvertita propensione al continuo spostamento da una zona all’altra – in risposta all’estrema diversità degli ecosistemi anche a brevissime distanze –, lo scambio di ogni sorta di beni e materie prime seguiva i percorsi lungo la costa del Pacifico e da lì, verso l’interno, nella Cordigliera fino alla Foresta Amazzonica. Piante (mais, coca, tuberi, cotone, peperoncino), lana di camelidi, legni, animali e uccelli tropicali, metalli, ceramiche, tessuti e soprattutto il bene pregiato per eccellenza, la conchiglia Spondylus, sono stati la vera spinta propulsiva allo sviluppo del Qhapaq Ñan.
Questa rete che collega valli e deserti, altipiani e pianure, montagne e foreste tropicali è stata percorsa per millenni solo a piedi, in profonda simbiosi rituale con il paesaggio circostante che qui, più che altrove, è stato forgiato dall’azione umana.
Donatella Saviola
Curatrice sezione del Museo Preistorico Etnografico “L. Pigorini” – MuCiv
Curatrice della sezione archeologia della mostra “Qhapaq Ñan, Il grande cammino delle Ande”